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La futura EPBD (o Direttiva “Case Green”)

20 Marzo 2023

Nelle scorse settimane in Italia è sorto un dibattito relativo all’approvazione da parte del Parlamento UE della futura Direttiva per l'efficienza energetica edilizia (in sigla, EPBD), nota ai più come “Direttiva Case Green”.

Il Parlamento UE ha approvato un testo contenente l’obbligo che i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2026 se occupati o gestiti da enti pubblici (o di proprietà di questi ultimi) e dal 2028 per tutti gli altri. Tutti gli edifici che verranno realizzati prima di tali date dovranno comunque essere edifici a energia quasi zero

La proposta approvata contiene però anche i cosiddetti MEPS, ovvero gli obblighi di riqualificazione per gli edifici esistenti:

  • gli edifici e le unità immobiliari esistenti di proprietà di enti pubblici dovranno raggiungere la classe E entro il 1° gennaio 2027 e la D entro il 1° gennaio 2030;
  • gli edifici e le unità immobiliari residenziali esistenti dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 e la classe energetica D entro il 1° gennaio 2033;
  • le restanti tipologie di edifici ed unità immobiliari esistenti dovranno raggiungere la classe E a partire dal 1° gennaio 2027 e la D dal 1° gennaio 2030;

I singoli Stati possono esentare dagli obblighi fino al 22% degli edifici e le unità immobiliari residenziali esistenti, ma tali esenzioni saranno valide solo fino al 1° gennaio 2037.

I singoli Stati possono inoltre esentare dagli obblighi:

  • gli edifici ufficialmente protetti e gli edifici del patrimonio qualora il rispetto delle norme implichi un'alterazione inaccettabile del loro carattere o aspetto, o qualora la loro ristrutturazione non sia tecnicamente o economicamente fattibile;
  • gli edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose;
  • i fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo non superiore a due anni, 
  • gli edifici residenziali utilizzati per meno di quattro mesi all'anno o con un consumo energetico previsto inferiore al 25 % del consumo che risulterebbe dall'uso durante l'intero anno;
  • i fabbricati indipendenti con una superficie calpestabile totale inferiore a 50 mq

Infine, i singoli Stati possono esentare gli alloggi sociali di proprietà pubblica qualora l’intervento di ristrutturazione comporti aumenti degli affitti superiori ai risparmi ottenuti sulla bolletta energetica.

La proposta approvata contiene anche divieti in merito ai sistemi di riscaldamento:

  • a partire dalla data di recepimento nazionale della Direttiva: nei nuovi edifici ed in quelli che hanno subito ristrutturazioni importanti, profonde o ristrutturazione del sistema di riscaldamento, è fatto divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento alimentati a combustibile fossile;
  • a partire dal 1° gennaio 2024: è fatto divieto di erogare incentivi finanziari per l'installazione di caldaie individuali che usano combustibili fossili. 

Si ricorda che dai predetti divieti sono esclusi i sistemi di riscaldamento ibridi, le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili e altri sistemi tecnici per l'edilizia che non utilizzano esclusivamente combustibili fossili 

E’ importante ricordare che tale testo non è definitivo e potrebbe subire ulteriori modifiche.

Il processo legislativo europeo prevede infatti che la Commissione europea presenti una proposta, che viene  inviata al Parlamento UE e al Consiglio UE, che parallelamente ed individualmente la analizzano e, come in questo caso, la modificano e ne realizzano propria versione che viene approvata una prima volta.

La proposta di EPBD si trova in questo stadio. Deve ancora essere sottoposta ai negoziati in "trilogo", a cui prendono parte rappresentanti di Parlamento UE, Consiglio UE e Commissione UE. Nel corso dei negoziati in "trilogo" si prevedono ulteriori modifiche, in quanto le istituzioni lavorano alla definizione di un testo comune che rappresenta la sintesi delle tre posizioni. Una volta trovato accordo su un testo comune, il testo viene formalmente approvato da Parlamento UE e Consiglio UE, e successivamente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.  


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